Non ti scordar di me
Il fumetto è uscito nel 2015 ed è attualmente alla terza ristampa con più di tremila copie vendute.
PREFAZIONE
Poi un giorno capita che un ragazzo ti dica “sai, sto lavorando a questo fumetto su una storia che mi riguarda molto – è parte della mia famiglia – e che in fondo ci riguarda tutti, credo, perché su quelle montagne si è costruita la libertà che ora ci dobbiamo tenere stretti”. O qualcosa del genere.
Questo ragazzo di venticinque anni arriva e inizia a mostrarti lettere, fotografie, appunti, schizzi, e tu pensi che sarà anche vero che di mestiere non fa lo storico ma che sa seguire le tracce, come un giovane segugio, e inizia a costruire la sua storia con metodo e rigore, impara a intrecciare il racconto aderente ai fatti con scene di fiction costruite a partire da quello che sa, da quello che ha intercettato nei documenti e nella memoria dei protagonisti di allora, i pochi che – lo leggerete – in maniera sorprendente sono riusciti a scampare alla furia nazifascista.
È una piccola grande storia, quella che ci racconta Corrado.
Una storia di ventenni, forse un po’ incoscienti, che impararono a dire in piemontese e in innumerevoli altri dialetti Mi cula divisa e la vestu prope nen – io quella divisa non la vesto proprio. Giovani che impararono a dire “no”, che rifiutarono di arruolarsi nell’ultimo, feroce, fascismo, quello di Salò, ed entrarono nella Resistenza.
“Il primo significato di libertà che assume la scelta resistenziale”, ha scritto lo storico Claudio Pavone, “è implicito nel suo essere un atto di disobbedienza. Non si trattava tanto di disobbedienza a un governo legale, perché proprio chi detenesse la legalità era in discussione, quanto di disobbedienza a chi aveva la forza di farsi obbedire. Era cioè una rivolta contro il potere dell’uomo sull’uomo, una riaffermazione dell’antico principio che il potere non deve averla vinta sulla virtù”.
Corrado queste cose le ha imparate passo dopo passo, immaginando il suo progetto di graphic novel e portandolo a termine in quattro anni di lavoro intenso e appassionato. A partire dall’immagine di se stesso che, andando alle commemorazioni dei caduti, scrutava i vecchi ex partigiani. “Proprio non riuscivo a immaginarli giovani e ribelli”, ammette all’inizio del suo racconto.
E si è messo a testa bassa alla ricerca anche di se stesso, del suo stile, e con caparbietà ha scelto di volerli immaginare, questi ribelli che avevano la sua età – anno più, anno meno. Ha voluto farli vedere a noi lettori, che con lui scaviamo nella storia della Resistenza in Piemonte alla ricerca dello “zio”, Aldo Porta, il giovane partigiano che rivive in queste pagine insieme ai suoi compagni di lotta.
Quello che avete tra le mani non è semplicemente un fumetto, un graphic novel: è anche e soprattutto la storia di questa lunga ricerca, con la quale Corrado è riuscito a rispondere a gran parte degli interrogativi dai quali è partito, senza farsi fermare dai molti vuoti che le tracce della storia lasciano intorno a loro. Ha trovato, al di là delle commemorazioni, il senso che ha avuto resistere. Con questa storia ci riporta a quello che sappiamo e a quello che possiamo arrivare a scoprire delle vicende umane dei suoi protagonisti, ci racconta la scelta delle armi e quella della montagna, le scelte definitive di chi – come Aldo alias Cirillo – in tempo di guerra si assunse una responsabilità sapendo che il rischio concreto era quello di venire travolto dalla repressione nazifascista.
Sono passati quasi tre anni da quel nostro primo “contatto”, lo so perché dopo aver divorato Non ti scordar di me sono andato a rileggere le conversazioni via chat che hanno preceduto i nostri incontri, e ho rivisto il ragazzo esitante che Corrado era, quando ancora procedeva a tentoni. Adesso vedo un progetto portato a termine, e una nuova forma di narrazione che si sta imponendo grazie al lavoro di ragazzi come Corrado, e che può essere un’occasione straordinaria per rinnovare la memoria della Resistenza oltre gli ultimi testimoni, dando così voce e volto a chi troppo spesso non è rimasto che un nome, scolpito sulle lapidi dei nostri paesi e delle nostre città.
Carlo Greppi
Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”
Torino,
25 aprile 2015